Sono finite ier sera le olimpiadi invernali in quel di Torino, con una cerimonia di chiusura in linea con la prima festa ma con la classica malinconia di fondo e l’aggiunta piccante. Le ho seguite poco e malamente e posso dire che quello che ho visto come cronache aveva ottime immagini (oggi credo sia difficile fare brutte riprese con i mezzi tecnici a disposizione) e commenti sui generis (il terribile vizio italico del bla-bla anzichè un vero commento tecnico), mentre per me dovrebbe sparire da qualsiasi palinsesto il salotto chiacchierifico e soporifero a tarda notte (credo, ma aspetto smentite, che sia solo della tv italiana) con gli ospiti (medagliati o meno), i bistecconi e tutti i contorni. Ci vorrebbe un bel ricambio generazionale, e a quelli capaci un bel corso di rieducazione, per evitare cose come quelle offerte in passato dal bisteccone medesimo, che porta agli urli e gli strepiti di Bragagna nella cronaca della 50 Km di fondo.
Da questa cosa fa partire il suo pezzo di critica televisiva anche Aldo Grasso ma, sarà una mia impressione, si perde nella seconda parte del pezzo e finisce con il criticare le critiche (ops!) fatte alla pressione televisiva sugli atleti impegnati in discipline definite solitarie. Se la cronaca fosse solo cronaca non esisterebbe il problema di una pressione mediatica “negativa”, ovvio che le attese possano essere molte, ma un conto è la pressione di partire favorito, un conto è una televisione (o radio, o giornale) che scrivono panegerici in grande anticipo e con richieste di dedica medaglie come se si fossero già vinte.