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Dagli all’autore!

Tempo addietro avevo parlato (male) dei moderni autori televisivi, quelli della reality-era, e mi ero beccato anche i rimbotti di uno di loro. Questa notizia sul corriere della sera cade a fagiolo, in quello che sembrerebbere essere non il salto dello squalo, ma la vertiginosa caduta verso gli abissi di questo pseudo-genere. Causa un’overdose di tipi diversi, oltre ai classici, la torta si è vista troppo piccola per tutti. Che si fa? si butta in caciara, cercando a tutti i costi di attirare la morbosità dello spettatore. Ma come avevo Manzonianamente detto “Verrà un tempo…”, in cui anche quelli che dovrebbero godere della gogna mediatica (i S-vip in cerca di riscatto) si ribelleranno. Detto fatto. Ora starà tutto alla produzione e al loro ufficio stampa cercare di trasformare una disfatta in un possibile riscatto, ma da come la vedo io se prima si sentivano gli scricchiolii ora si iniziano a vedere i travetti che reggono lo sfondo. Poi devo ancora capire cosa questi “autori” millantino come invenzione, visto che da quello che ho letto sull’articolo hanno semplicemente tolto materiale ai poveri derelitti. Con tutti i soldi spesi e il budget che hanno potevano trovare soluzioni raffinate (alla Lost), invece il massimo è andare per sottrazione, lavorando come se stessero girando il “blair Witch Project”.

Discorso a parte meriterebbe “la pupa e il secchione”, dove come infiltrato contromediatico c’è la presenza di Gianluca Nicoletti. Molti hanno criticato la sua partecipazione allo show, perchè parla poco o non parla, non fa a pezzi tutto ecc. Per capire bene il suo ruolo bisogna ascoltarlo in radio a Melog, dove, con molta tranquillità, ci svela i retroscena e l’analisi sociale del programma, fatta ovviamente dal punto di vista privilegiato di che ci è dentro. Come dire, per spiegare la mota, bisogna a volta sguazzarci dentro un po’.

…Giufà aveva un cavallo…

giufaIeri sera è stata la volta dello spettacolo di Ascanio Celestini, il primo di quattro chiamati “carta bianca” (disperavo per i posti disponibili). L’atmosfera questa volta è completamente diversa. Vuoi un po’ per il caos che si sta iniziando a creare all’interno dell’auditorium per via dell’imminente festa del cinema, vuoi perchè Ascanio non si smentisce e te lo trovi che gira per la sala poco prima dello spettacolo salutando e chiacchierando con il pubblico. Scena ancora più semplice dello spettacolo di Daniele Formica, sul palco tre sedie di legno, di quelle classiche con la seduta dura, due microfoni per i musicisti (Matteo D’Agostino e Gianluca Zammarelli, che tirano fuori anche una “chitarra battente“) e un monitor. Stop. Ascanio va dietro le quinte e quasi subito sale sul palco, si siede, introduce brevemente l’argomento ovvero le storie di Giufà, che, come dice, ha tanti nomi diversi compreso zi’ Checco e che rappresenta lo stupido sapiente, lo stupido saggio, lo stupido che con le sue stupidaggini mette sempre nel sacco chi gli vuole nuocere.

I musicisti iniziano a suonare e parte la prima storia di Giufà, poi una seconda, giufà incontra un brigante, un prete vecchio (ma vecchio vecchio, avrà trecent’anni!), vende secchi, compra maiali, entra nei sacchi ma ne esce, sconfigge i fantasmi, insomma passa più di un’ora e mezza e neanche te ne sei accorto. Ovvio l’applausone per richiamarlo, e via altri due pezzi, questa volta il diavolo che gioca a carte con Dio e poi la gallinella che corre di bottega in bottega (questa, letteralmente, un vortice di parole). Finalmente visto dal vivo, Ascanio conferma quello che mi aveva sempre dato in radio. Senza fisicità eccessiva e con un modo di raccontare trascinante fa comparire tutti i personaggi del racconto praticamente senza alzarsi dalla sedia. Potevo immaginarlo dentro una scatola (come Giufà) con sopra disegnata con il pennarello l’immagine di una radio e mi avrebbe rapito comunque. Ci sono altre tre serate (una anche con Fresu alla tromba), ve lo consiglio vivamente (anche se non siete mai andati a teatro, ma magari un nonno che vi raccontava le storie lo avete o avevate).

Anatomia di (una) Formica

SmithwicksIeri sera sono andato all’auditorium per lo spettacolo di Daniele Formica, che si annunciava come una sorta di excursus sulla sua vita in Irlanda, con successivo viaggio fatto negli ultimi tempi. Sulla scena uno schermo per le foto (sul quale all’inizio campeggiavano le Cliff of Mohers, con sopra il titolo dello spettacolo), il pianoforte di Rita Marcotulli, una poltroncina rossa e un tavolino (sort of) con sopra un Mac (iBook) e alcuni libri. Pronti via si parte. In realtà è uno spettacolo in divenire, non so se ci saranno altre repliche, ed è uno spettacolo che mi ha colpito in maniera particolare. Daniele è nato li, in quei luoghi, che io sento molto vicini e che ho girato con dignita di un locale, non percorrendo sentieri prettamente turistici. Lui racconta lo straniamento e lo strazio, prima per lo strappo dalla terra, poi per la perdita del padre. Ma non si piange, no, insomma Daniele riesce a farti stare sempre con il sorriso sulle labbra, mentre cerca le parole, mentre ti parla di Joyce e di una sua splendida mostra, mentre ti fa vedere le foto, con i brani di improvvisazione della Marcotulli che ha un rapporto fisico, quasi carnale con il pianoforte. Lo psico-spettacolo a volte si slabbra un po’, è nella natura di questo tipo di sfogo. Però quando facciamo gli ultimi passi con lui, nel Connemara, dopo una vigorosa esperienza di Craic, a ritrovarsi con i suoi ricordi più riposti, faccia a faccia con una “Reunion” con tanto di bevute, strette di mano, di ricordi fotografici e di ricordi fisici, come un anello di fidanzamento della nonna che gli viene restituito, allora lo senti, in sottofondo, l’odore di quello stufato con le patate, il rumore dei passi degli avventori sulle tavole di legno del pub, dove un vecchio gli dice di “conservare la sua dignità”. Fai quasi il tifo per lui, per non farlo tornare, per farlo rimanere a fare gli spettacoli di strada perchè lo vedi, al di là della barbetta brizzolata, lo vedi il Peter Pan felice, sulla sua “isola che non c’è”.

Daniele, io non so se ti capiterà di passare su questa pagina, ma sappi che c’è una pinta di Smithwick’s che ti devo, e che ti offrirò ben volentieri, e le restanti 10 buche di quel giro che avevi iniziato prima di ripartire per Roma.

Piccoli quiz musicali /2

Proseguiamo con il quiz…
Punto_interrogativo

Cosa sono i “Movimenti“?

(A questa sera per la risposta)

Risposta:

I movimenti (no, non dei mimi!) sono le parti in cui è diviso un lavoro musicale (concerto o sinfonia). Le parti sono indipendenti e complete, indicate con il loro “tempo” (esempio su lavori tripartiti in genere: Primo allegro, secondo adagio e per chiudere un rondò o un allegro o allegretto). In genere si usa non applaudire fra un movimento e l’altro, attendendo la fine del concerto.

Mate chi?

Gira, insidioso come un virus, il viral della Nike con protagonista Mate, Mote… vabbè, quello, quello della capocciata. Lo trovate ovunque su youtube, ve lo linko da Daveblog, che non mi va di pubblicizzarlo ulteriormente. Vi è piaciuto? lo trovate innovativo, divertente? Matecoso sembra Superman?

Ecco, via GiudaMaccaBlog (sempre lodi) un filmato che ridà la giusta dignità alle signorine del calcio (ovvero nessuna) e vi introduce ancora di più nell’imminente campionato del mondo serio (come avevo scritto qualche tempo fa).

K Festival, anyone?

k_festivalLa preparazione del Podcast sta andando per le lunghe, causa vari impegni, ma per il momento la sigla è pronta. Nel frattempo ricordo a lorsignori che, in quello splendido luogo di perdizione (almeno per me) qual’è l’Auditorium, si sta consumando il K Festival, ovviamente dedicato a Mozart. Concerti, ma anche incontri musical-teatrali e proiezioni di film (Murray Abraham…sicuramente lo ha avvelenato lui, si si). Quindi muovete le chiappine e non trovate scuse tipo che costa troppo, che tanto per andarvi a vedere il film panettone tempo e soldi li trovate sempre.

Sempre all’auditorium, fuori dall’egida di S. Cecilia, ci sono due spettacoli magnifici. il 25 Settmbre c’è un attore che adoro: Daniele Formica, con uno spettacolo dal titolo “Erratic. Save Your name, Son!” in cui Daniele torna alle sue origini, origini che si trovano sull’isola di smeraldo (l’Irlanda) luogo che, ormai avrete capito, occupa un posto speciale nel mio cuore. Quindi a sentire un po’ di storie, sensazioni e ricordi, accompagnato dalla bravissima jazzista Rita Marcotulli, che ho ascoltato anche a Villa Celimontana. Invece rimanendo nella capitale (e dintorni) il 29 Settembre Ascanio Celestini arriva con le sue storie di pazzi (“Giufà, una vita da scemo“). Voglio andare a sentire dal vivo Ascanio, le sue performance vocali, specie su Radio3, mi hanno fatto sempre impazzire. Il suo flusso continuo di parole riesce ad evocare la presenza dei personaggi senza ricorrere a corporeità o altri trucchi.

Ok? Chissà, magari ci si incontra li.

Piccoli quiz musicali

Punto_interrogativo

Cos’è il concertino?

(A questa sera per la risposta)

Risposta:

Per “concertino” si intende la sezione di strumenti solisti (due violini ed un violoncello, di norma) che si contrappone al “tutto”, ovvero il resto dell’orchestra, in uno scambio di tipo “Domanda, risposta” tipico del periodo barocco (“il concerto grosso”).