Tanti anni fa, durante una settimana bianca (forse ancor minorenne, cosa che allunga ancor di più la distanza nel tempo) venne il momento della terribile festa in maschera. Dotato di un gran bel nasone e trovata camicia bianca e gilet decisi, nella mia ingenuità, di vestirmi da Gaspare. Ma sfortunatamente non trovai nessuno a farmi da Zuzzurro. Nessuno voleva la responsabilità di quella brioche, quella da portare nella tasca. Non funzionò, ovvio.
Quando l’animatore dell’albergo, dopo il puttanone, un improbabile molleggiato e un vichingo senza baffi annunciò “ed ora Gaspare!!” la cosa rimase li, sospesa, senza risoluzione. Ero perfetto, gel, postura, tutto, ma era un no. Feci il mio giro in pista, dissi in paio di “Shabadan!!!” e uscii tristemente. Ora si può capire perfettamente il messaggio di Nino Formicola, quando dice che Zuzzurro e Gaspare non ci sono più. Punto. Non c’è Gaspare senza Zuzzurro, Non ci sono più due amici che sono stati capaci di riuscire a fare anche altro, fuori da un gilet ed un trench.