Gli scioperi delle testate giornalistiche della rai sono caratterizzate da un diverso risultato fra TV e Radio. Da un lato ci possiamo fare un’abbuffata di repliche e spezzoni (ultimamente collegati in maniera incoerente fra loro) di vecchi programmi RAI, sketch della smorfia, canzoni di Mina con l’orchestrona, Grillo non ancora impazzito e alla via così, mentre in radio compare la figura di (così lo chiamo io) Antonio il DJ. Antonio il DJ vive in una stanzetta a via Asiago, con sopra il letto i poster dei Camaleonti, di Mal e (in vena di trasgressioni) dell’Equipe 84. Ogni volta che c’è lo sciopero dei giornalisti in radio Antonio viene cortesemente svegliato da un capostruttura con lo zuppone e portato in una stanzetta sotto il seminterrato. Li c’è, perfettamente conservato dai sapienti tecnici RAI, uno studiolo Radio anni ’70, con tanto di microfono simil-Shure, i cartoni delle uova alle pareti, e la pila di vinili messi da un lato del banco mixer. Antoni diggei si scuote, si mette il cuffione e inizia, vinile dopo vinile, a mettere su una programmazione che retrò è dirgli poco, mentre fa i suoi interventi fra un brano e l’altro (ma il microfono è rigorosamente spento). E a casa chi è abituato a gestire i suoi tempi con la radio arriverà inevatibilmente in ritardo, rimbalzando fra un Ruggeri d’annata, Master Blaster e la luna bussò, fino alla fine dei tempi.
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Piccola prova di ascolto
La “nuova” Radio2 modello Tamarrata (cit. MB) mi ha regalato al momento: Enrico Vaime triste domenica mattina alle otto e le Donne che ciacolano. Su quest’ultimo dico solo poche cose. Noioso all’inverosimile e odio, ripeto odio, lo speakeraggio con la voce falsa modello Jack Folla.
Intanto la sorellina Radio1 non si fa scrupoli a imboccare la scaletta che porta in cantina, imbarcando Pupo (Pupo? Pupo!) e la Ventura. Anche Radio3 ha presentato nuovi programmi, tendo a fidarmi di un direttore che ne è diretta filiazione, ma lo si conosce come yes-man inveterato. Speriamo, per la parte culturale della nostra radio, in buone nuove.
Gettando il sale sulle macerie…
Già mi sono espresso più volte in maniera molto critica verso il modo in cui la RAI, nella fattispecie RadioRai, tratta i programmi acquisiti e di successo presenti sulle sue frequenze, smantellando in maniera quasi scientifica quei minimi sussulti culturali presenti qui e la. Già narrai delle travagliate vicende di Radio3, il canale che doveva essere della cultura per eccellenza, massacrato in maniera perfetta e ineccepibile dal quel assurdo personaggio di Valzania.
Valzania prima, l’attuale dirigenza poi sono i perfetti sgherri dell’attuale governo, partoriti dal precedente governo di Mr. Berlusconi, destinati a finire il lavoro. Cultura in TV non se ne vede da tempo (ricordate lo spettacolo di Paolo Rossi a Palcoscenico che fece il botto di ascolto? E poi fatto sparire?), non ce ne deve essere, perchè il veicolato delle immagini non possa essere altro che lato B, soldi facili, estremizzazione e spettacolarizzazione di ogni cosa. Anche la radio può veicolare cultura, e dato che queste persone per loro tornaconto come sentono la parola “cultura” mettono la mano alla pistola, a Radio 3 all’epoca ci si trovò orfani di programmi fantastici tipo il Teatro Giornale e molti altri. Radio2 già è funestata da una programmazione zoppa e infarcita di uno pseudo flusso portato avanti dal “Cammello”. Si salvano alcuni sussulti come “il ruggito del coniglio”, “Caterpillar”, Condor, Il defunto “alle otto della sera”, Sumo, l’altro lato. Ora, come uno tsumani o come un moderno condottiero che sparge sale sulle rovine della città distrutta, si segano via Condor e altri, per aumentare il flusso del cammello, e finire di appiattire tutto. Credo che al sicuro non si possa sentire nessuna redazione. Giusto uno sfogo il mio, tanto anche le sollevazioni 1.0 (telefono e lettera) che 2.0 (FriendFeed, FaceBook, blog o altro), non penso possano deviare di un solo millimetro la traiettoria già decisa verso le rapide prima e la cascata poi (immagino Niagara lato Canada, giusto un filo più spettacolari).
P.s. Non mi va di fare commenti su i nomi usciti per sostituire ad esempio Bordone e Sofri, non mi va proprio.
“Gli Schiumanti”
Fra le varie cose, che io considero negative, venuteci dal cambio alla guida del paese, c’è la categoria degli “schiumanti”. Persone che probabilmente hanno l’aspetto e i modi di persone comuni, ma quando gli si tocca il loro idolo (non sono degli elettori, sono dei fan di Berlusconi), iniziano, o almeno così lo avverto io, a “schiumare”, diventano volgari, offensivi, non considerano l’ironia una possibilità nel dibattito. Ogni governo del B. portava la recrudescenza della loro presenza. Me li fa vedere così, come evidenziati, la loro presenza con quel tipo di dialettica nei messaggi di “Italians” di Severgnini o ancora più forte il programma radiofonico “Più estate per tutti” condotto da Marco Baldini che, scevro dal doroteismo di Fiorello, ha tirato fuori la sua anima toscana destabilizzante. Oggi ha fatto un bel mix dei messaggi degli “Schiumanti”, non li ha commentati e ci ha attaccato in mix “Quelli che ben pensano”. Bel colpo.
Scatole cinesi
Gianluca Neri aveva chiesto ai suoi lettori di dare giudizi (e anche suggerimenti immagino) per il suo programma su Radio2 Rai intitolato “Scatole Cinesi“. Io, nel mio piccolissimo, (ma essendo estremamente “radiofonico”) ci provo, senza ovviamente la pretesa di essere ascoltato. L’arrivo del palinsesto radiofonico estivo dirada, per non dire estingue, ogni idea di programma con contenuti, autori e conduttori con un’idea chiara e precisa di quello che stanno facendo, lasciando dei programmi che divengono riempitivi fra uno scatto e l’altro del Selector. Quest’anno in Radio2 hanno pensato di non lasciare gli ascoltatori pomeridiani in balia del tedio assoluto, di RadioRock ormai trasformatasi in una talkradio, ma di provare a fare qualcosa che poi sia ripetibile o riutilizzabile anche in altre situazioni. In questo frangente prende il via appunto “Scatole Cinesi”, condotto da LaLaura e Gianluca, che si va a prendere l’onore e l’onere di sostituire Caterpillar. Si parla di Cina, tecnologia, internet e i suoi mezzi. Ripeto, sento tanta radio, molta più radio che televisione, faccio un semplice elenco di quello che va, quello che andrebbe, quello che non serve: Continue reading Scatole cinesi