Ed eccomi qui, dopo aver espiato negli allenamenti di ieri sera, a dire due cose sulla tappa della Winter League appena passata. Prima di tutto grazie a Spartaco e a tutti quelli che con lui si sono adoperati per organizzare la giornata di touch e il terzo tempo, fra le colline umbre. Poi gli amici Segnini che si sono fatti valere e il divertimento che, nonostante un solo punticino rimediato con Perugia, è stato presente in campo, forse complice anche la cupella piena di Cesanese dal Piglio.
Da questa foto, scattata alla fine delle partite e immediatamente prima di una sessione di Rugby 5 Vs 5 in un mare di fanghetta, si vede quale sia lo spirito che muove queste manifestazioni.
Forse noi. E’ passato circa un anno da quando, ravanando in rete, cercavo di far partire una squadra di Touch Rugby qui a Roma. Pensavo di trovarla già fatta, magari più di una così da poter scegliere e invece me la sono dovuta inventare. Non solo io, sia chiaro, perchè al mio sassolino lanciato su uno dei siti più frequentati su questo argomento (Rugby.it) hanno iniziato a rispondere alla chetichella prima un paio, poi sempre più persone. Abbiamo radunato un po’ di gente intorno al progetto, non necessariamente legati alla palla ovale, ci siamo trovati nel prati di Roma e poi, con un po’ più di ordine, in campi da calcetto (visto che inizialmente il numero era esiguo). La rete ha continuato a funzionare come collante e come cassa di risonanza, abbiamo preso parte al nostro primo torneo e alla fine siamo entrati in quello che io considero il tempio del rugby Romano, ovvero l’impianto del Tre Fontane, già casa della Rugby Roma Olimpic Club. Anche entrare nella nuova Club House alla fine degli allenamenti è stato come un rito di passaggio. E così, in questa Italia pallonara (e che forse ora la diventerà ancora di più), siamo riusciti a radunare più di una decina di persone, donne, uomini e ragazzi, intorno alla palla ovale. E questo non può rendermi che felice.
Strane cronache da uno strano Paese